A Giuseppe Emanuele Modigliani, fratello di Amedeo, è dedicata la prossima conferenza del ciclo “I Modigliani. Questioni di famiglia”


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Domenica 19 gennaio alle ore 11, a Villa Trossi, Giuseppe Sircana presenta Giuseppe Emanuele Modigliani. L’idea di un riformismo pacifista.

Storico e giornalista, Sircana ha scritto la voce del Dizionario biografico degli italiani dedicata al Modigliani politico e parlamentare, figura eminente del movimento socialista.

In occasione di questa terza conferenza del ciclo “I Modigliani. Questioni di famiglia”, Sircana presenterà nuovi elementi sulla figura di Giuseppe Emanuele, relativi anche ai rapporti con i familiari, il fratello Amedeo in primis.

I due non potrebbero essere più diversi. Ad accostare le loro immagini non si direbbe siano fratelli: quelle di Amedeo, dell’artista maudit, stella di prima grandezza nella Parigi bohémien, assurte a icone d’epoca; e quelle di Giuseppe Emanuele con l’inconfondibile barba lunga e folta, che ne adorna il volto sin da giovane. La straordinaria fama del grande pittore ha finito per offuscare quella del fratello maggiore, una figura di grande rilievo nella storia socialismo italiano, che per molti è soltanto “l’altro Modigliani”.
Nato Livorno il 28 ottobre 1872, Giuseppe Emanuele, detto Mené, è uno studente liceale liberale e monarchico. Il padre lo vorrebbe ingegnere, ma lui sceglie gli studi in legge all’Università di Pisa, dove ha come docenti Enrico Ferri e Adolfo Zerboglio. La loro influenza si rivela determinante nell’avvicinare al socialismo il giovane, che, una volta laureato, decide di mettere la professione al servizio della battaglia politica. Nel 1894 Modigliani è tra i fondatori della sezione socialista di Livorno e l’anno successivo viene eletto consigliere comunale.
Milita nella corrente di Filippo Turati, ma il suo riformismo ha caratteri originali rispetto a quello legato al movimento sindacale o cooperativo. Condivide con Salvemini la battaglia per il suffragio universale, l’opposizione al sistema giolittiano e  l’interesse per la questione meridionale.
L’altro tratto distintivo di Modigliani è il forte impegno pacifista. Nel 1913, appena entrato in Parlamento leva la propria voce contro l’impresa libica. Si batte quindi contro l’intervento dell’Italia nella guerra mondiale, denunciando le speculazioni affaristiche, gli errori del governo e dei comandi militari e la dura disciplina imposta ai soldati al fronte.  E’ tra i protagonisti dei generosi quanto vani tentativi del socialismo europeo di giungere una posizione comune a difesa della pace.  Il suo è un pacifismo intransigente, assoluto, che lo porta a condannare quei partiti socialisti che fanno prevalere la ragion di Stato sulla solidarietà internazionalista.

Queste posizioni contribuiscono ad accrescerne la popolarità nel dopoguerra quando deve confrontarsi con il peso crescente assunto, anche a Livorno, dalle correnti rivoluzionarie.  La sua proposta di aggregare le forze progressiste con la formula “Costituente e Repubblica” cade nel vuoto. In compenso Lenin lo addita come uno dei dirigenti riformisti di cui occorrerebbe liberarsi per creare anche in Italia un partito rivoluzionario.
Vittima di aggressioni squadriste, è tra i patrocinatori del patto di pacificazione tra socialisti e fascisti e fautore di un’intesa di governo tra il Psi e le forze della borghesia laica e cattolica. Questa linea “collaborazionista” provoca l’espulsione dal Psi di Modigliani e degli altri riformisti che danno vita al Partito socialista unitario, guidato da Giacomo Matteotti. Nel 1924 è Modigliani a denunciare la scomparsa del coraggioso parlamentare polesano e sarà poi avvocato di parte civile nella fase istruttoria del processo per la sua uccisione.
Dopo altre intimidazioni e violenze decide di lasciare l’Italia e si stabilisce a Parigi, dove ritrova numerosi esponenti dell’antifascismo.  Negli anni dell’esilio mantiene la sua autonomia di pensiero che lo porta a osteggiare il Patto di unità d’azione con i comunisti e a non condividere la tesi della “guerra democratica” e  la solidarietà alle potenze alleate sostenute da Nenni e Saragat.  Il documento presentato nel 1941 al convegno socialista di Tolosa, nel quale ribadisce l’idea della guerra come scontro tra imperialismi a danno dei popoli, può essere considerato il suo testamento politico.
Dopo l’invasione tedesca della Francia, obbligato a denunciarsi come ebreo, fugge in Svizzera insieme alla moglie Vera. Torna in Italia nell’ottobre 1944 ed è membro della Consulta e dell’Assemblea Costituente. Nel gennaio 1947 aderisce al nuovo Partito socialista dei lavoratori italiani fondato da Saragat.
Muore a Roma il 5 ottobre 1947.


Storico, giornalista pubblicista, Giuseppe Sircana è autore di 134 voci per il Dizionario biografico degli italiani dell’Enciclopedia Treccani, tra cui quella dedicata a Giuseppe Emanuele Modigliani. Ha costituito e diretto l’Archivio storico della Cgil di Roma e del Lazio ed è stato Segretario generale del Centro ricerche politiche, economiche e sociali di Roma e curatore della collana dei “Quaderni di Roma capitale”.

Il suoi studi si rivolgono alla storia contemporanea, con particolare riferimento alle vicende del movimento operaio, al centro di diversi suoi libri, tra i quali ricordiamo La storia rincorsa. Lavoro e libertà dalla fine dell’Ottocento a oggi, 2007; Il mio viaggio fortunoso. Claudio Cianca si racconta, 2009; Un giorno e una vita. Roma 6 luglio 1960, 2011; Le carte del lavoro. Un secolo di lotte sociali, sindacato e politica, 2014; La primavera della democrazia, 2014; Una questione capitale. Di Vittorio in Campidoglio 1952-1957 (con I. Romeo), 2015; Nel cuore rosso di Roma. Il Celio e la Casa del Popolo, 2016; Futura umanità. L’utopia di Antonino Riggio, 2017. Nel 2008 per la Biblioteca dell’Enciclopedia Treccani ha curato il volume Il sindacato nella storia d’Italia. Movimento dei lavoratori e biografia nazionale.

Un altro campo d’interesse di Sircana è la storia del giornalismo. Autore delle voci biografiche di importanti giornalisti come Giulio De Benedetti, Renato Angiolillo, Renato Bevione, Gabriele Galantara, Italo Carlo Falbo, ha scritto saggi nei volumi collettanei Epurazione e stampa di partito 1943-1946,1982, L’informazione contro il fascismo, 2006, La conquista della libertà. Il giornalismo italiano da Amendola alla Liberazione, a cura di Franco Siddi, 2008.

La sua opera più recente è La festa ribelle, dedicata alla storia del Primo maggio e uscita nel 2019 per i tipi dell’Ediesse.